Lo scorso 8 giugno si è tenuto a Milano, durante l’Assemblea Generale di Confida, il convegno “Il Vending del futuro: il consumatore al centro”. La fotografia che emerge è molto interessante per gli operatori del settore, che possono trarre alcune indicazioni utili per il futuro. In questo articolo riprendiamo alcuni dei punti principali.
Gestori, clienti e consumatori hanno un’opinione generalmente positiva sulla Distribuzione Automatica, ma non dialogano tra loro e si muovono senza considerare le altre parti. Questo è stato il filo conduttore che ha caratterizzato l’intero convegno, basato sullo Studio sul consumatore nel Vending presentato da Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos .
Ipsos ha condotto 1.257 interviste a un campione di popolazione rappresentativo, 129 interviste ad aziende di gestione associate Confida e 68 interviste ad aziende che ospitano distributori automatici. Ecco qualche dato sulle preferenze degli attori coinvolti nella filiera.
Consumatori
I consumatori, dunque, sono generalmente ben disposti nei confronti dei distributori automatici e sono aperti alla possibilità di spendere di più per un servizio e una qualità migliori. Ma (c’è sempre un “ma”) le convinzioni dei clienti diretti vanno in un’altra direzione.
Clienti diretti
• Il 75% di loro pensa che i consumatori NON siano disposti a pagare di più per un prodotto migliore
• Il risparmio è un aspetto fondamentale
• I clienti ritengono che il distributore debba costare meno del bar perché non offre lo stesso comfort
Gestori
I gestori, infine, pensano che il settore sia migliorato rispetto al passato (81%) e che l’innovazione sia fondamentale per il futuro del Vending.
Se queste sono le evidenze, risulta chiaro che è la mancanza di dialogo tra le parti che penalizza il settore nel suo complesso.
Che fare, dunque? Investire in una comunicazione professionale.
La necessità di raccontarsi meglio
“Siamo molto bravi nel back-office, molto meno nel front-office. La gente non conosce il valore del nostro servizio”, ha affermato Massimo Trapletti, presidente di Confida. Il problema di fondo sono le barriere di comunicazione tra i diversi attori della catena distributiva, ed è da qui che bisogna ripartire.
Il gestore come può raccogliere questi spunti per migliorare le proprie performance?
L’indicazione di base è quella di comunicare di più e meglio sia ai clienti diretti sia ai consumatori finali. Le persone non sanno cosa c’è dietro ai 30 o 50 centesimi del caffè alla macchinetta. Bisogna cominciare a raccontarlo.
La qualità del prodotto non va data per scontata. Va invece esaltata e valorizzata con una comunicazione efficace. E per incidere positivamente sulle prestazioni, bisogna progettare questa comunicazione in modo da coinvolgere non solo i clienti ma anche i consumatori. Perché? Perché sono un elemento determinante nelle decisioni di acquisto dei clienti.
Se, ad esempio, i dipendenti dell’azienda X manifestano la volontà di spendere di più per bere un caffè fresco, macinato al momento e con un packaging sostenibile a basso impatto ambientale, chi ha potere decisionale nell’azienda potrebbe decidere di investire in un prodotto migliore. Ma perché ciò accada è fondamentale che i dipendenti siano a conoscenza della possibilità di trovare la qualità anche dai distributori automatici. Bisogna, in altre parole, che il prodotto (e il servizio) venga raccontato.
Un altro esempio?
Nell’azienda Y ci si lamenta da tempo della tecnologia obsoleta dei distributori automatici. Il titolare ha sentito parlare di macchine nuove, più veloci ed efficienti che semplificano e migliorano la vita dei clienti. Inoltre, vorrebbe anche fare qualcosa per l’ambiente, scegliendo prodotti biologici di qualità ed ecosostenibili, in modo da sensibilizzare i dipendenti alla causa ambientale. Tutto ciò è certamente possibile, ma, appunto, il titolare deve prima averne sentito parlare.
I consumatori, dunque, sono interlocutori importanti tanto quanto i clienti diretti, e i gestori non dovrebbero trascurare né l’uno né l’altro.
Cosa raccontare per suscitare interesse?
La marca del caffè erogato è un elemento senza dubbio importante per il consumatore, ma non è l’unico. Ci sono anche altri fattori rilevanti da mettere in evidenza:
• la freschezza del caffè macinato al momento
• la varietà dell’assortimento
• l’igiene e la pulizia dei distributori
• la sostenibilità degli imballaggi utilizzati
• la tecnologia che facilita la vita del consumatore
• le persone che partecipano alla filiera di produzione e vendita
Insomma, gli spunti non mancano. Per abbattere le barriere di cui sopra, però, è necessario fare uno sforzo narrativo in più, puntando a entrare nella mente delle persone per farsi ricordare.
Quando vogliamo acquistare un prodotto ci sono determinati marchi che ci vengono subito in mente. L’obiettivo della tua comunicazione dovrebbe essere quello di far parte di quella rosa di aziende virtuose. Come? Con campagne di brand awareness, implementando un blog aziendale, sfruttando le potenzialità dei social media e dell’email marketing. In questo articolo trovi alcuni suggerimenti utili per cominciare.
Come organizzarsi per raccontarsi al meglio?
Attenzione ai rischi di un approccio fai da te. Improvvisarsi strateghi di marketing solo perché si è in grado di scrivere una frase a effetto o usare un programma di grafica non è mai una buona idea, e può avere effetti anche molto dannosi per l’immagine aziendale. Marketing e comunicazione vanno trattati in modo professionale, esattamente come qualsiasi altra disciplina.
Pensaci: i distributori automatici che gestisci non li fai in casa, ma sono progettati da professionisti, il caffè che proponi, non lo tosti in azienda, ma viene miscelato e tostato da rinomate torrefazioni, perché la comunicazione dovrebbe essere fatta in casa? Scegli sempre un professionista competente e affidabile, perché in gioco ci sono la crescita del tuo business e la sua reputazione.
Cerchi un partner che ti supporti in questo percorso? Scegliere un partner che conosca il settore ti semplifica la progettazione dell’impianto di comunicazione.
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